La Contraddizione dell’Omino Bianco.
Chiamarsi Omino Bianco ed essere nero è un bel problema. Il
povero Omino viveva questo suo stato con profonda frustrazione, diviso com’era
tra il suo essere nero e il suo sentirsi bianco. Non sapeva bene come
affrontare questa cosa, si sa solo che per questo suo conflitto interno era
caduto in una profondissima depressione.
Al lavoro era un continuo susseguirsi di strani appellativi:
negretto, macchietta, cioccolatino, inchiostrello, liquirizia ecc ecc. La cosa
che più lo abbatteva erano le offese del suo capo reparto: Mastro Lindo. Mastro
era un po il decano dei prodotti per pulire, era visto da tutti con enorme
rispetto, anche da Omino. Aveva sempre cercato la sua approvazione, senza
tuttavia riuscirci, e in più c’era anche il suo amore per la dolce Amuchina.
Vedete Amuchina e Mastro Lindo se la intendevano e questo gettava il povero
Omino ancor più nello sconforto.
La sera era solito tornare nel suo appartamento da single,
una specie di scantinato maleodorante posto nella zona più malfamata del Distretto
dei Prodotti per la Pulizia. Sopra di lui abitava il Gallo Chante Claire, non
il massimo come vicino di casa, visto e
considerato che il Gallo si esprimeva solo con fragorosi “chicchirichiiii”.
Nella casa alla sua sinistra invece abitava il tranquillo e
pacioso Coccolino. Un tipo a posto lui, forse uno dei pochi a poter essere
considerato da Omino come un amico. Si
erano conosciuti ai tempi del liceo, il famoso Liceo della Lavatura &
Stiratura.
Si incontrarono la mattina seguente sul pianerottolo e
subito Coccolino, che era un tipo gioviale e socievole, lo salutò calorosamente
“ehiii omino, come stai? Fatti abbracciare!”
“ciao Cocc, come sei morbido. Come sempre del resto…”
“ehi ma cosa c’è? Mi sembri scuro in volt…no cioè volevo
dire che mi sembri triste ecco” disse tentanto di ovviare all’evidente gaffe
“ma no nulla..è che sai..bho..sono molto confuso
ultimamente. Poi anche al lavoro le cose vanno male..” rispose Omino mantenendo
la testa bassa.
“Oh beh amico mio è un postaccio. Vivere a volte è dura, ma
che vuoi farci. Si tira avanti” fece salutandolo e allontandosi
Omino si recò al lavoro, si mise alla sua scrivania
attendendo invano lo squillo del telefono. Doveva vendere il suo prodotto di
riferimento, ma gli affari ultimamente andavano maluccio. Omino era stato
soppiantato dal nuovo arrivato: la Volpe della General. Era un vero volpone
lui, giovane e abile. Aveva la parlantina sciolta e quel papillon gli conferiva
infine un'aria sbarazzina.
“sai Omino è veramente triste vedere come il tuo marchio si sia
ridotto alla stregua di una barzelletta” disse il volpone passando davanti alla
scrivania del povero Omino, fischiettando. Omino era furioso ma non aveva il
coraggio di ribellarsi, dopotutto non poteva rischiare di perdere anche il
lavoro. La vecchia Sciampagna, sua vicina di scrivania, gli disse di fregarsene
e che quella faccia tosta del volpone avrebbe avuto vita breve. Finalmente una
parola di conforto. Omino riprese a respirare.
Finalmente il telefono squillò e dall’altro capo una signora
era interessata al suo prodotto…finalmente dopo tante settimane di inattività! La signora si rivolse a lui chiamandolo “ometto nero in maglietta”. Omino non
ci vide più, vomitò addosso alla malcapitata tutta la sua rabbia, dicendo a
chiare lettere di essere bianco e non nero, e che questa storia doveva finire.
Infine attaccò la cornetta in malo modo, quasi fracassando il telefono. Mastro
Lindo sentì tutto e palesandosi davanti alla scrivania di Omino gli fece una
ramanzina da record. Mastro ribadì ad Omino che il cliente ha sempre ragione,
che lui è nero ed effettivamente indossava una maglietta, e che per questo si
sarebbe dovuto adeguare, pena il licenziamento.
Omino zittito non osò controbattere, si sedette al suo posto
e non disse più niente…per tutto il giorno. Se ne rimase li con lo sguardo
perso nel vuoto.
Tornato a casa Omino iniziò molto presto a bere e a pensare
stravaccato sul divano. Li disteso pensò a molte cose, anche a rivolgersi ad un
chirurgo estetico per un intervento di sbiancamento “diventerò più pallido di
Michael Jackson!” esclamò sorseggiando il suo amato liquore al radicchio rosso.
L’idea dello sbiancamento fu presto soppiantata comunque. Nella casa accanto il
Gallo Chante Claire aveva ospiti, ed era tutta una sinfonia di chicchirichì
di qua, e chicchirichì di la. Omino per
un po sopportò, o almeno cercò di farlo, ma ad un certo punto non ce la fece
più; si alzò di scatto dal divano iniziando ad urlare come un invasato nei
confronti del Gallo “smettila brutto pennuto del cazzo! Ti odio! Giuro che
chiamo la polizia e ti faccio sbattere in strada!”
Non lo fece, Omino era troppo codardo. Trascorse la serata a
bere e per un attimo fissando l’orizzonte dalla sua finestra fu anche tentato
di farla finita. Si addormentò sul divano con la bottiglia di liquore in mano.
Sognò di essere in una specie di fottutissimo universo parallelo, in cui lui
era bianco e con una t-shirt nera. Tutti continuavano a chiamarlo negretto, e
la cosa lo fece impazzire anche perche il sogno era molto reale, così reale che
al risveglio non sapeva se aveva effettivamente sognato o meno.
Omino era frastornato, in preda ai dubbi e con un dopo
sbronza da urlo. In quel momento il suo appartamento, ma anche la sua stessa
esistenza, gli parvero ancora più squallidi e privi di senso. La sua condizione
sembrava senza una via d’uscita, così decise di far la sola cosa che avesse un
senso: fingere. Fingere si, si disse tra sé e sé che molti fingevano e che
quindi poteva farlo anche lui.