venerdì 28 settembre 2018

Bloody Moon

Regia: Jesùs Franco
Genere: Horror/slasher
Anno:1981



Altro giro altra corsa. Oggi si riprende a parlare di slasher con Bloody Moon, film del 1981 diretto dal regista spagnolo Jesùs Franco.

La trama: Miguel, giovane ragazzo sfigurato e disturbato, ad una festa violenta e uccide una ragazza, sventrandola a colpi di forbice. Dopo aver passato un certo periodo in una clinica per malati mentali, viene dimesso. A prenderlo in carico sarà la sorellastra Manuela, direttrice e co-proprietaria di un istituto linguistico, frequentato soprattutto da belle ragazze straniere, tedesche e scandinave soprattutto.
Sarà soprattutto una di loro, Angela, ad attirare le attenzioni "particolari" di questo efferato serial killer. 

Del film si può dire tutto, tranne che sia un capolavoro. Non lo è, per niente. I dialoghi sono per lo più stupidi, con molte allusioni a sfondo sessuale che non fanno ridere, e che a voler essere onesti non hanno una vera e propria importanza. Ho avuto la sensazione che siano stati scritti per riempire dei momenti. 
La trama c'è ma tutto sommato è relativa, nel senso che non ha una vera e propria importanza. Alla fine la cosa che ti tiene incollato allo schermo non è tanto sapere a chi andrà l'eredità, se a Manuela o al suo fratellastro Miguel, ma soprattutto lo scoprire chi è l'assassino, e perché se la prenderà tanto con la povera e innocente Angela.

Non ho visto tutti i film di Jesùs Franco, e credo che nemmeno lui li abbia visti tutti, ma non credo sia una delle sue opere migliori. Uno slasher classico, senza colpi di scena, senza trovate registiche di rilievo, anche un po piatto in alcuni frangenti. Le cose che mi hanno davvero divertito sono alcune particolarità, come ad esempio coltelli che si infilano nella schiena, per uscire poi con la punta dal capezzolo, sangue che schizza con un certo ritardo dal collo ormai privato della testa, o anche bambini investiti che si rivelano essere pupazzi spezzati per metà. Tuttavia sono anche cose come queste che mi fanno amare questi film.

martedì 25 settembre 2018

DAHMER - IL CANNIBALE DI MILWAUKEE

Regia: David Jacobson
Genere: Drammatico/Horror
Anno:2002


Ho sempre apprezzato le storie di serial killer, omicidi, maniaci e tutto quello che può essere considerato il lato oscuro della vita e della mente umana. Perciò non stupisce che ultimamente sia tornato prepotentemente a buttarmi su questa tipologia di film. E dopo aver parlato la volta scorsa di Henry - Portrait of a Serial Killer, film volutamente ispirato (ma molto alla lontana) ai racconti del fu Henry Lee Lucas, quest'oggi voglio provare a parlarvi di Dahmer - Il Cannibale di Milwaukee, film del 2002 diretto da David Jacobson e interpretato da Jeremy Renner.

Credo che sul personaggio di Jeffrey Lionel Dahmer ci sia veramente poco da dire. Centinaia di libri e documentari ne hanno sviscerato fin troppo bene il personaggio. Sappiamo come sceglieva le sue vittime, come le stordiva per approfittare di loro, e sappiamo anche di come faceva sparire i corpi dei poveri malcapitati, tenendo alcune volte per sé dei simpatici souvenir.
Il film in questione invece è un tenebroso affresco psicologico di un uomo disturbato e divorato dai propri demoni, ai quali proprio non riesce a sottrarsi. Poche, anzi direi inesistenti le scene gore, e con un personaggio come Dahmer che amava fare a pezzi le proprie vittime, e volte anche mangiarle, il ricorrere al facile sensazionalismo dello splatter poteva essere molto scontato. Invece no, il film si concentra maggiormente sulla psiche del personaggio,  cercando di scavare al suo interno, e facendo un largo uso di flashback per ripercorrere alcuni traumi della sua vita passata, come ad esempio il divorzio dei genitori, con conseguente abbandono, o l'alcolismo che già in giovane età lo stava divorando.
Ottima in questo senso l'interpretazione di Jeremy Renner nei panni del mostro, intenso e convincente, talmente tanto, a mio modestissimo giudizio, da farmi arrivare a provare pena per Jeffrey Dahmer e quasi a farmi solidarizzare con lui. Ovviamente senza condividere la sua deriva omicida.

Insomma un ottimo film, da vedere assolutamente.

lunedì 17 settembre 2018

Henry - Portrait of a Serial Killer

Regia: John McNaughton
Genere: Horror/Splatter/Slasher
Anno: 1986


Il film di oggi è Henry - Portrait of a Serial Killer del 1986. Un horror/splatter con atmosfere slasher, diretto da John McNaughton e distribuito nelle sale a partire dal 1989, per probolemi riguardanti i suoi contenuti particolarmente violenti.

La storia si svolge a Chicago, dove un Henry Lee Lucas appena uscito di prigione viene ospitato in casa di Ottis Toole. Henry lavora come disinfestatore, e ha un passato oscuro. Un giorno arriva a casa dei due Becky, la sorellina di Ottis, appena scappata di casa e in cerca di qualcosa di nuovo.
Henry e Ottis lavorano e conducono un'esistenza piuttosto banale e oserei dire piatta, tranne quando escono la sera per adescare donne. Dopo aver avuto con loro rapporti sessuali, anche molto violenti, le strangolano e le uccidono in modo molto efferato.
Intanto tra Becky ed Henry sta nascendo un sentimento, ma..

E con la trama mi fermo qua. 

Cosa dire di questo film? Innanzitutto all'inizio del film ci appare un cartello, che ci avvisa che il film che andremo a vedere è solo una storia di fantasia, ispirata molto alla lontana ad alcuni racconti fatti dal buon Henry Lee Lucas una volta incarcerato. Giusta sottolineatura ho pensato, visto che la storia non c'entra assolutamente nulla con quella del serial killer dall'occhio di vetro. Le uniche cose a unire quel film alle vicende reali sono: i nomi dei protagonisti, e qualche aneddoto della vita passata di Henry, come l'aver ucciso la madre.
I personaggi sono totalmente distaccati per caratteristiche da quelli reali. Abbiamo infatti un Henry molto diverso da come ci è stato raccontato, molto lucido e non incline a scatti di rabbia. Anzi molto freddo direi. Abbiamo un Ottis Toole non più gay, ma anzi che quasi si potrebbe dire maniaco sessuale ossessionato dal gentil sesso. Becky che nella realtà era una mezza ritardata e facilmente plagiabile, è qua una normalissima ragazza in cerca di lavoro e stabilità.
Tolto tutto questo cosa rimane allora? Rimane un buon film, dalle atmosfere cupe e disturbanti, ben diretto e ben recitato dal cast. Un film violento, un buon horror insomma.
La cosa che mi domando io è: perché mettere di mezzo il nome di Henry Lee Lucas, se poi devi girare un film che col suddetto serial killer ha poco a che spartire? Per farsi pubblicità? 
Secondo me una sceneggiatura improntata su un personaggio di fantasia avrebbe fatto guadagnare al film qualche punto, perché molti che lo guarderanno sicuramente si aspetteranno una ricostruzione un pizzico più fedele.
Se cercate questo, beh allora è meglio un bel documentario.


sabato 1 settembre 2018

T.N.T. JACKSON

Regia: Cirio H. Santiago

Genere: Blaxploitation

Anno: 1974

Cirio H. Santiago, chi era costui? Un prolifico regista/sceneggiatore filippino che negli anni 80 era solito girare molti film in lingua inglese sul tema della guerra (soprattutto Vietnam), e tutti con una cosa in comune: l'essere a basso costo.
Ma negli anni 70, e precisamente nel 1974, volle provare a cimentarsi in un sottogenere abbastanza particolare, la Blaxploitation. Per chi non lo sapesse è un sottogenere di film d'azione che avevano come protagonisti attori afroamericani, e che solitamente (ma non sempre) erano anche diretti da registi afroamericani.

Comunque..che dicevo? Ah si, il film si apre con la nostra protagonista, Diana "TNT" Jackson, che arriva ad Hong Kong per cercare suo fratello che sembra scomparso nel nulla. Arrivata sul posto farà la conoscenza di Joe, proprietario di uno strip club, che l'aiuterà nelle ricerche.  Molto presto però scoprirà che il fratello è bello che morto, per  poi  rimanere  invischiata in una brutta storia di narcotraffico, dove dovrà dibattersi tra l'americano Sid (con fidanzata poliziotta e doppiogiochista), il cinese Ming, e lo spaccone Charlie, afroamericano come lei, e col quale vivrà un intenso rapporto di amore e odio.

Il film è noioso, e voglio dirlo subito a scanso di equivoci. La trama c'è ok, ma è esile e mal proposta. Il fatto che si scopra subito che il fratello di lei è morto fa decadere un buon 50% della storia, rendendo di fatto il film praticamente inutile. Perche? Perche la storia del narcotraffico non regge, molte scene sono solo un pretesto per altrettante scene di combattimento a mani nude, nemmeno fatte troppo bene se volete la mia modestissima opinione.
La recitazione è ovviamente sotto la media, e la cosa non mi stupisce più di tanto ok, ma porca miseria ogni volta che vedevo combattere la bella TNT (Jeanne Belle) avevo la sensazione che non fosse molto a suo agio, aveva sempre un'espressione tra l'impaurito e il "cosa cazzo sto facendo?". Ma nonostante questo riusciva a sbaragliare tutti, figurati.
Il premio per il personaggio più fastidioso va però sicuramente a Charlie (Stan Shaw), il quale per tutto il film non fa altro che apostrofare chiunque, uomo o donna che sia, col termine "baby". Capisco che nello slang americano possa essere una parola di uso comune, ma cavolo mai sentita tante volte in così poco tempo.

Film tutto sommato che nel filone blaxploitation può starci, sebbene ce ne siano di infinitamente migliori (Superfly del 1972, per dirne uno), ma non aspettatevi molto, se non tanti combattimenti a mani nude e poca sostanza.