venerdì 29 maggio 2015

Mi trovavo a Berlino, ma non quella di oggi, bensì quella degli anni 60...quando ancora c'era il muro. Girovagando in città vedevo solo persone colte da follia. Una donna mi camminava davanti parlando incessamente da sola; si lamentava di quanto la vita faccesse schifo, di quanto i figli la facessero impazzire, e di come il suo parrucchiere le avesse sbagliato la tinta. Forse era pazza.
Due soldati vigilavano l'ingresso dell'albergo. Mi accorsi che erano quasi le 18 e il mio treno, l'espresso Berlino-Viareggio-Atene, sarebbe partito di lì a poco. Ero alloggiato in un albergo scalcinato, con porte basse e strette dalle quali era difficile passare. Davanti alla porta di camera mia un ragazzino si stava lavando i denti mangiando una banana, mentre nella sua stanza il padre faceva una doccia. Gli schizzi d'acqua mi bagnavano la testa, mentre cercavo faticosamente di entrare nella mia stanza. Una volta dentro decisi di prendere le mie poche cose, che in realtà non erano altro che qualche libro e pochi vestiti in una busta della Coop.

Uscii dalla porta, mentre il ragazzino sputò i residui di dentifricio e banana a pochi centimetri dalle mie scarpe, sorridendomi.
L'atmosfera fuori era grigia, triste, vuota. Camminai per un pò cercando la stazione, il mio treno sarebbe partito alle 18.30, non potevo tardare. Domandai ad un signore con un buffo cane rosso a chiazza nere, ma farfugliava solo poche parole in tedesco stretto, e io lo guardai non capendo dove volesse arrivare. Lasciai perdere.
Alla fine la stazione la trovai da solo, seppur con grande fatica. Il mio treno sarebbe partito dal binario 1498, lo cercai. Ma i binari arrivanvano fino al numero 6. Boh.
Un signore molto alto mi indicò la strada. Era cosi alto con non riuscii a vederne la faccia. Aveva una voce molto...molto rauca si...come avesse fumato mille pacchetti di sigarette in un ora. Mi diressi verso la banchina e arrivando notai con stupore che non c'era nessuno. Mi domandai "possibile che questo treno debba prenderlo solo io? mah.."
Il treno arrivò; era molto vecchio, malandato, pieno d graffiti su tutta la superficie. Molti di quei graffiti inneggiavano ad Hitler, anche se penso fosse gia bello e morto.

Salii su e cercai uno scompartimento vuoto, volevo stare da solo. Avevo mal di testa. In realtà erano  tutti vuoti, il treno è come il deserto del Gobi. Mi sedetti, presi uno dei libri che tenevo nel sacchetto e mi misi a leggere mentre aspettavo che il treno partisse.
Il controllore, un vecchio alcolizzato con una bottiglia di pessimo vino rosso in mano, diede il segnale. Il treno partii. Sentii una voce "biiiigliettiiiiiii" , era il controllore. Frugai nella tasca della mia giacca di pelle alla ricerca del biglietto, non lo trovai. Merda, ero  nella merda. Adesso verrò multato o forse gettato fuori dal treno in corsa pensai.  Decisi di nascondermi nella toilette. Entrai ma il cesso aveva strabordato ed era pieno di merda e piscio ovunque. Non fù  una bella idea.

Uscii dal cesso correndo all'impazzata e sperando che il controllore non mi avesse visto. Arrivai alla fine del treno e il controllore era li, a pochi passi da me e con un malevolo ghigno sul volto "allora, ce lo hai il biglietto, stronzetto?" disse
"wow anche la rima, abbiamo un poeta" ribattei io
"non si scherza con noi tedeschi, dovresti saperlo. stronzetto"
"senta potrebbe gentilmente smetterla di chiamarmi stronzetto? la cosa mi infastidisce"
"non fare lo spiritoso, stronzetto."
"eccheccazzo" dissi.
Presi la decisione definitiva: saltare dal treno. Lo feci ma atterrando mi spappolai la testa, e mi troncai la spina dorsale. Era prevedibile, no?
Mi svegliai in aperta campagna, steso sui binari e con tutta la materia grigia sparsa attorno a me. Richiusi gli occhi, senza aprirli mai piu.

domenica 5 aprile 2015

Pasquale:

"Nome?"
"Pasquale."
"Cognome?"
"Coniglio."
"Professione?"
"Consegno uova di cioccolato.." "..Ma solo a Pasqua."
"Perché il resto dell'anno di cosa si occupa?"
"Distribuisco volantini per un autolavaggio" "anzi, se vuole un'auto lucida venga da noi. Offriamo uno sconto del 20% sul lucido per volante,"
"C-ci penserò." "Le faremo sapere."
Se sei un coniglio di pasqua è dura trovar un lavoro il resto dell'anno. Certo ho il volantinaggio, ma vi sembra un lavoro? suvvia, ho ben altre ambizioni, io.
Ho studiato alla nobile Accademia Bugs Bunny, insomma sono un tipo con un certo curriculum. Nonostante tutto non trovo un cazzo di niente. Colpa di tutti 'sti cazzo di conigli immigrati da chissà dove. Mi domando dove siano i cacciatori quando uno ne ha bisogno.
Tornando a casa fischiettando pensai che tutto sommato, pur senza un lavoro fisso, la vita non faceva poi così schifo. Avevo due genitori amorevoli, un sacco di carote nella dispensa, e un comodo divano sul quale sbracarmi a vedere la tv. 
Arrivato a casa però trovai un'amara sorpresa: mio padre aprendomi la porta mi aggredì "senti ciccio, cosi non va. questa tana non è un albergo!"
"cosa vuoi dire, pà?"
"devi crescere, trovare un lavoro serio, vivere per conto tuo"
"vedo che sei in vena di scherzi, pà" "adesso fammi entrare, che sta per cominciare il programma sulle conigliette di Playboy" risposi, cercando di entrare.
Mi chiuse la porta in faccia, continuando a bestemmiare...mi sa che non scherzava. Mi dissi che tutto sommato per una sera potevo scroccar un pasto e un letto al mio amico Roger...solo omonimo di quello che si tromba la Jessica.
Dirigendomi a casa sua notai tutti i conigli immigrati tornare dal lavoro col sorriso sul volto, e io con le mani in tasca, e la testa china pensavo che "un giorno di questi inizierò a votare Salvini.."
Arrivato da Roger suonai il campanello, lui aprì la porta tutto sorridente "Ehi Pasquale!"
"Oi Roger"
"C-che ci fai qua a quest'ora?"
"se sono solo le 17!" "comunque...ho bisogno di un posto dove stare"
"senti amico, mi piacerebbe ma..ecco.."
"ecco cosa? parla!"
"vedi io..ecco...ho una ragazza, è qui e sai eheh"
"Ahn capisco...non ti preoccupare brò. ci si vede" dissi girandomi e prendendo la strada, verso non so dove
E insomma ero li, seduto al parco, a guardare giovani coniglietti giocare sulle giostre. Pensai "bello essere cuccioli eh? zero preoccupazioni, genitori amorevoli...aspettate di crescere.."
Stavo sdraiato sulla panchina, fissando il cielo che sempre di più volgeva a sera, quando uno di questi coniglietti fissandomi, e tirando la gonna della mamma, disse "mamma, un barbone!"
"vieni via piccino, non fissarlo." disse lei trascinandolo via, come fosse un cane.


martedì 31 marzo 2015

IL RAGAZZO IN MALAFEDE:

Martin era un ragazzo un po così, vedeva le cose solo dal lato negativo. Vedeva il male e il marcio ovunque.
Il giorno del suo ventottesimo compleanno la fidanzata gli fece un regalo, Martin come sempre lo aprii con fare sospettoso: era una boccetta di profumo. Martin si alterò, aggredì la povera ragazza a male parole "ah quindi secondo te puzzo!?"
"ma no tesoro io.."
"quindi sono un puzzone, vero? uno che quando passa gli altri muoiono asfissiati, vero? eh?"
"ma amore mio no, io.."
"ahhh sta zitta! non voglio sentir uscire altre parole da quella sudicia boccaccia!"
Se ne andò sbattendo la porta, e la sua fidanzata rimase li, impietrita e con in mano quella fetta di torta alla nocciola.
Era per strada, diretto non si sa dove, quando un tizio gli andò a sbattere contro facendolo cadere di culo in una pozzanghera. Il tipo non l'aveva fatto apposta, si era solo distratto un secondo per rispondere ad un sms, ma a Martin non importava, la prese malissimo "Lo sapevo! volevi farmi cadere nella pozzanghera per farmi sporcare i jeans nuovi, vero?"
"eh? no no, scusa non l'ho fatto apposta" "spero non ti sia fatto male"
"No tu l'hai fatto apposta. sei invidioso dei miei pantaloni, volevi rovinarmeli, di la verità!?" disse Martin, spintonando il tipo
"ma che dici? senti scusami, davvero" 
Ma Martin non voleva sentire scuse, così si allontano imprecando in una lingua sconosciuta. Si accorse di aver finito le sigarette, così entro dal tabacchino per comprare un pacchetto di Sigari all'acero, i suoi preferiti
"mi dia un pacchetto di sigari all'acero, grazie" disse
"mi spiace, li abbiamo finiti" rispose il tabaccaio, continuando a leggere la sua copia di Armi & Bagagli
"ah è cosi!?" "a me non mi ci prendi per il culo, faccia di merda! lo so, vi siete messi tutti d'accordo per farmi smettere di fumare!" sbraitò lui
Il tabaccaio per un'attimo rimase senza parole, poi prese la scopa e la puntò contro Martin, che scappò via dopo aver buttato all'aria il bancone.
Martin si guardava in giro, e vedeva solo gente agire in malafede. Un corriere fece cadere un pacco "senz'altro sarà invidioso marcio" pensò; poco distante da dove stava seduto, una donna salutò affettuosamente il marito "pff...adesso come minimo andrà dall'amante, 'sta troia.." disse scuotendo la testa. Dall'altro lato della strada un poveraccio stava chiedendo l'elemosina "come minimo poi andrà a casa in Mercedes" pensò lui. 
Avvicinandosi a casa trovò le luci accese, così pensò che la sua compagna fosse ancora li ad aspettarlo. Entrò, ma di lei non c'era traccia. C'era solo un bigliettino "troppe sono le volte in cui hai pensato male di me, e io sempre qua, ad aspettarti. Oggi che forse eri sicuro di trovarmi, non ci sarò. Addio."

domenica 29 marzo 2015


Il viale principale della mia cittadina è sempre stato un posto un po noioso, ma non quel Giovedì mattina.
Uscii di buon ora, ma non di buon umore, per andare al negozio di liquori a fare "rifornimento". Passando davanti ad una macelleria un pollo gigante mi venne incontro "provi le nuove cosce di pollo al gusto catrame! oggi col 10% di asfalto in più!"
"eh? non credo di aver capito" dissi
"siii hai capito bene! cosce di pollo al catrame, sono una specialità"
" quanto le fate?"
"2000 euro a letto"
"vorrai dire all'etto"
"no no a letto, ho letto bene e si dice proprio a letto. ho letto eheh"
Mi allontanai da quel pollo gigante, anche se forse era una persona con un'orrido costume. Il campanile suonava, ma non era nessuna ora specifica. strano. Il mio orologio si rifiutava di dirmi che ore fossero "comprati un orologio!" mi disse, e io replicai  che "ce l'ho già, sei tu. idiota!"
Al Pub del vecchio Doug era scoppiata un'altra rissa tra amanti della birra. Da una parte i sostenitori dell'ottima birra scozzese, dall'altra i pro-Irlanda. Vidi un tizio sfondare la vetrata e atterrare proprio davanti ai miei piedi "con permesso" disse, sistemandosi il cravattino, per poi tornare nel Pub al grido di "Non ci si ferma alla terza media! ordunque datemene un'altra!"
Le righe al centro dell'asfalto continuavano a cambiare forma: prima unite, poi divise, poi ancora unite. Alla lavanderia la gente si tirava vestiti e stracci gridandosi dietro in latino. Mi fermai al centro della strada, guardai in cielo e vidi un paracadutista atterrare dritto sulla punta del campanile, rimanendo infilzato per le palle. Pensai che la cosa fosse estremamente figa, anche se provai pena per lo scroto del tizio.
Arrivai sano e salvo al negozio di liquori, e il tipo alla cassa mi accolse calorosamente "evviva, un'altro poveraccio da servire.."
"sai, potresti trattare la tua clientela con un pochino più di tatto" dissi
"siete tutti una mandria di assetati figli di puttana.."
"grazie, gentilissimo." "la birra dov'è?"
"bah...sullo scaffale in fondo, sulla destra, dopo la rotatoria e prima dei binari dell'autobus.."
"prego?"
"no, sono ateo"
"boh.." mi avviai a passo lento verso lo scaffale in fondo, sulla destra, prima della rot...aspe, quale rotatoria? la pazzia del negoziante mi stava contagiando. Presi le birre, mi avviai alla cassa ma....era sparita! al suo posto il nulla. Un muro bianco, con solo una minuscola porticina, dalla quale si affacciò un tizio "e adesso dimmi che sono bello!" urlò lui
Chiusi gli occhi, scossi la testa, e una volta riaperti mi trovai a casa mia. Le birre non le avevo, però avevo ancora una sete porca. Presi un bicchiere d'acqua dal rubinetto, ma era pieno di sabbia. Aprii il frigo, ma dentro c'erano solo un eschimese, e Pingu, che vedendomi mi accolse gridando "magma!"
Chiusi il frigo di botto e accesi la tv. C'era in onda il tg. Mi addormentai sul tappeto e con la testa sul tavolinetto. Bei tempi, quelli.

sabato 28 marzo 2015



Ed eccomi in quella sgangherata libreria, piena di volumi polverosi che nessuno comprerà mai. Ero li per vendere una casa, ma appena varcai la porta il propietario, un'uomo alto, coi capelli grigio topo, e un'orrenda giacca verde, mi aggredì "salve! vuole un libro sull'arte astratta Macedone?"
"no,io veramente.."
"O magari un bel volume di filosofia spicciola?"
"no, guardi io.."
"che ne dice di questo 'Tutti i mezzo corazzati del Quarto Reich, dalla A alla Z'?"
"ma che cazzo.." "no senta, sono qua per vendere una casa.."
"Ragazzo mio, si è accorto di essere in una libreria?" chiese lui un po stupito, mentre fumava quell'assurda pipa a forma di lumaca
"Si, ed effettivamente è ridicolo venire a vendere una casa in una libreria.." dissi grattandomi la testa
"giovanotto, se vuole un volume posso aiutarla, viceversa sarò costretto a chiamare Goran, il buttafuori."
"no no no, me ne vado" dissi dirigendomi verso l'uscita.
Ero frastornato, cosa c'ero venuto a fare? perché il mio capo mi aveva detto di vendere una casa in una libreria. E poi lo avevo sentito davvero dire quello? o me lo ero immaginato? non lo so.
Mentre camminavo sotto un cielo che alternava il nero all'azzurro, e con le nuvole che facevano zig zag, mandandomi fuori di cervello, arrivai nei pressi del parco. Visto che l'appuntamento di lavoro era saltato, decisi di fermarmi li.
Mentre ammiravo l'ondeggiare degli alberi sospinti dal vento, un camper si ferma proprio di fronte a me. Il conducente si affaccia "ragazzo sali su"
"anche no, non la conosco" risposi
"ti ho detto sali!" disse lui con tono minaccioso, e puntandomi un bastone contro il naso
"ok ok," 
Salii su quel camper che all'interno si rivelò enorme. Potevano tranquillamente starci dentro due campi da calcio. Da fuori sembrava molto più piccolo. Dentro c'era un po di tutto: attrezzi da lavoro, scale di legno, giochi da mare...tipo quegli enormi palloni a spicchi...e tante altre cianfrusaglie.
Il modo di guidare di quel tizio era allucinante. Ad ogni curva venivamo sbattuti a destra e a sinistra, e gli oggetti cadevano da tutte le parti, lasciandoci in un caos assoluto.
"c'è proprio bisogno di guidare così!?" urlai, dopo aver sbattuto la testa contro lo spigolo della mensola su cui era poggiata una foto di famiglia
"siiiii io sono Michael Schumacheeeeer! urlò, sterzando ferocemente verso destra e facendomi cadere a terra per l'ennesima volta
"dove cazzo stiamo andando!?"
"non lo sooooooooo" disse, sterzando questa volta verso sinistra, facendomi ruzzolare di nuovo
"andiamo bene..."
Cercai di affacciarmi al finestrino per vedere dove fossimo diretti, ma non si vedeva niente. Si vedevano solo righe bianche e nere, sembrava quasi di vedere lo schermo di una tv che non funziona.
D'improvviso il tizio frenò, e io caddi in avanti sbattendo il naso sul pavimento "dio porco che dolore!" dissi
"siamo arrivati, giovine" disse, con un ampio sorriso sul volto
"giovine?" "e poi siamo arrivati dove?" chiesi, tamponandomi il naso sanguinante con un fazzoletto
"alla fine del viaggio, adesso scendi"
Scesi, ma non c'era niente. Ero in mezzo a quello che pareva un deserto, davanti a me solo un palo con attaccato un cartello "se sei arrivato fin qua, significa che il tuo cervello è andato in pappa"
"ma che cos.." pensai
"Svegliati vagabdondo!" queste furono le prime parole che sentii. Era il mio capo, mi ero addormentato davanti alla macchinetta del caffè.
"che fai, dormi in ufficio adesso!?
"no no, io...vede.." 
"Allora torna a lavorare!" tuonò lui
Mi sistemai la cravatta, e tornai alla scrivania. Forse il mio cervello stava davvero andando in pappa..



venerdì 27 marzo 2015



Camminavo tutto tranquillo, diretto verso casa dopo un'altra giornata inconcludente. Avevo passato la mattinata in coda per ritirare il sussidio di disoccupazione, e adesso col grigiore nel cuore me ne tornavo a casa, a seppellirmi su qualche libro...o magari ad oziare sul divano fissando la parete bianca.
Ad un tratto iniziò a piovere, ma li per li non ci feci caso, era solo qualche goccia che a malapena mi bagnava il chiodo. La pioggia via via si fece sempre più insistente, il cielo da grigio chiaro diventò sempre più scuro, sempre di più. Volevo cercar di accelerare il passo, per evitare di tornare a casa fradicio, ma non  ci riuscii. C'era qualcosa dentro di me che mi diceva di godermela, di lasciare che la pioggia lavasse via tutti i miei problemi e tutte le mie preoccupazioni.
Mi sedetti su una panchina, a godermi il cielo scuro, i lampi e il suono dei tuoni che iniziavano ad imperversare. 
Vedevo tutti correre, mettersi al riparo, aprire ombrelli per evitare di bagnarsi. Io stavo li, fermo, sotto l'acqua e con un sorriso idiota sul volto. Un uomo mi si avvicinò "ehi ragazzo, ma che fai fermo li, ti bagni tutto"
"cosa?" chiesi io, sempre più rapito e con la testa chissà dove
"bah...fa come vuoi" disse, e si allontanò borbottando
Il lago si stava ingrossando, le anatre cercavano rifugio tra le canne. Nuvole nere sopra di me, i lampioni si accesero come a voler far luce sui miei problemi. Decisi di destarmi dal mio torpore, e di tornar a casa...ma senza eccessiva fretta.
Lungo la strada misi il piede in una pozzanghera, una pozzanghera profonda, molto profonda. Effettivamente era così profonda che quasi ci annegai dentro, o forse era solo la mia fantasia che correva troppo.
Tornai a casa completamente zuppo. Mi tolsi i vestiti completamente fradici, mi asciugai e mi buttai a corpo morto sul letto. Fissando il soffitto mi sentii così bene...come non ero stato mai.

giovedì 26 marzo 2015


Il pomeriggio di Adam

Me ne stavo sdraiato in cortile a fissare il cielo azzurro e limpido, e a godermi una delle prime giornate calde. Ero di nuovo alle prese con quei dannati bruciori di stomaco. Mi sentivo come se qualcuno mi avesse riempito le budella di acido solforico, ma ormai ci convivevo da anni, quindi cercai di stringere i denti.
Notai una nuvola a forma di gelataio, un'altra a forma conica, un'altra ancora a forma di nave dei pirati. Figo.
Nella casa accanto stavano litigando, ancora. Si sentiva distintamente il marito, un emigrante del sud, prendersela con sua moglie perché "ti sei di nuovo fatta il lattaio, maiala!" e io un po sadicamente me la ridevo sotto i baffi, che non ho.
Nell'altra casa, quella subito di fronte a me, il vecchio Ola Abraham stava falciando il prato con una maestria che non gli riconoscevo. Il vecchio Ola è un'ebreo sulla settantina, propietario di un negozio di liquori dove ero abituato a servirmi...anche senza pagare.
Un gatto mi passa vicino, mi fissa e si mette a leccarmi il viso. Io sono un asociale, bastardo, puzzolente ecc ecc...ma i gattini mi fanno tenerezza. Ad un certo punto mi parla, si avete capito, mi parla. Si siede vicino a me "Adam, prendimi la zampa, e seguimi nella terra del disagio, meow"
"la terra di che?"
Gatto: "del disagio, meow"
"ah...e dov'è che è?"
Gatto: "a nord-est di Londra, meow"
"perche a Londra?"
Gatto: "non so, abbiamo girato il mappamondo, e si è fermato li. Meow"
"abbiamo chi?" chiesi alzandomi
Gatto: "Io, il cane fannullone, e il topino senza occhi. Meow" 
Il gatto si incamminò verso il vecchio baracchino dove tenevo gli attrezzi, e tanta altra robaccia. Alza la zampina e mi fa cenno di entrare. Entrai, ma non vidi niente di strano, era il solito baracchino, pieno di ragnatele e roba inutile. Sentii chiudersi la porta dietro di me, poi sentii il gatto "rimani li dentro, ci vediamo di la"
"ehi! apri la porta insopportabile palla di pelo!"
Provai in tutti i modi ad aprire la dannata porta, ma non c'era verso. Dopo vari tentativi finalmente si aprì. Uscii tutto sudato, ma non più nel retro della mia casa, ma in un'immenso prato verde. In lontananza scorsi un tavolo. Il gatto mi chiamò "vieniiii, meow"
"dove siamo?" chiesi avvicinandomi al tavolo
Gatto: "la terra del disagio,meow" "loro sono il Cane Fannullone, e il Topino senza Occhi, meow"
Cane: "non c'ho voglia di fare un cazzo.."
Topino: "piacere! se solo riuscissi a vederti.." "vuoi una gomma?"
"grazie...ehi, ma è un sasso, non è una gomma!" dissi
Topino: "oh...è successo ancora.."
"beh? che stiamo qua a fare?" chiesi
Cane: "bho...aspettiamo..." "uff..."
"aspettiamo cosa? l'ispirazione? la morte?"
Gatto: "nu Adam, aspettiamo che il disagio abbia fine"
"allora auguri." "ehi, prendete quella scatola del Monopoly, disagio version. Almeno ammazziamo il tempo"
Tempo: "ehi, e io che ti ho fatto adesso??"
"Era un modo di dire..." "siediti qua con noi. attendiamo la fine del Disagio."
" SEI UNA PUTTANA! LA PROSSIMA VOLTA GIURO CHE ME NE VADO, E TI LASCIO NELLA MERDA PIU NERA!"
Sussultai, erano ancora i vicini litigiosi e wow avevo fatto proprio un sogno del cazzo. Il vecchio Abraham aveva quasi falciato tutto il suo prato, mi guardò coi suoi occhi carichi d'odio, e poi portò via l'ennesimo sacco nero pieno d'erba.
La tv in casa era ancora accesa, il caffè era uscito dalla caffettiera sporcando tutto il fornello. Ne presi una tazza, nero e senza zucchero, come piace a me. Guardai fuori dalla finestra, la nuvola a forma di gelataio era ancora in cielo.

martedì 17 febbraio 2015


Stava nevicando, il cielo era roseo, poi grigio, poi ancora rosa. Le nuvole si spostano continuamente, bianche, grigie, nere. La neve è bianca, cade a fiocchi su di me, tutto intorno c'è silenzio. Le strade che di solito brulicano di auto, moto, e ogni genere di mezzo di trasposto, sono deserte. Entro in casa e mi metto a discutere con una donna, di cui non ricordo le fattezze, sul tipo di neve, la sua consistenza, il colore, e il fatto che di solito non nevica in piena estate. Lei mi dice di stare tranquillo, che è tutto normale, e che forse devo solo lasciarmi andare, e godermi l'attimo.
Accendo la tv, e vedo immagini di sole, spiagge e donne in bikini intente ad abbronzarsi. Apro la porta e la neve è ancora li. Sento freddo, starnutisco più volte, poi mi volto verso la donna e le chiedo di passarmi la giacca. La indosso ed esco. Prendo la bici, ma cazzo pedalare sulla neve mica è semplice. Continuo a scivolare per terra, e alla terza caduta mando al diavolo il mio mezzo e mi metto a camminare verso non so dove..

domenica 11 gennaio 2015



..E' cominciato tutto con me che pedalavo su una polverosa stradina di montagna, con alla mia sinistra uno spaventoso dirupo, del quale faticavo a vedere la fine. Il cielo era nero, e non intendo quel grigio scuro che si ha quando c'è un temporale, dico proprio nero...come se fosse notte ecco...solo che l'orologio del mio cellulare segnava mezzogiorno. Ero piuttosto stranito dalla cosa, ma comunque non mi fermai e continuai a pedalare. Dopo aver passato diversi tornanti, rischiando anche di cadere di sotto, incrocio due ciclisti amatoriali. Erano due vecchi, di un'età che poteva variare dai 50 ai 60. Uno dei due, il più vecchio e malandato, mi si avvicina e dice "ehi! ma tu sei quello del giornale!" e io guardandolo con aria perplessa gli dico che non so di che cazzo sta parlando. Il vecchio a questo punto mi porge una rivista, e in copertina ci sono io! io con un paio di orrendi occhiali da sole, e un ghigno piuttosto malevolo. Sotto la mia foto il titolo "Axel: il maniaco della bicicletta. All'interno la nostra intervista esclusiva col mostro".
Sono rimasto un'attimo interdetto, e dopo aver chiesto al vecchio dove avesse preso la rivista, lui rimonta in sella, e assieme all'altro se ne vanno. Sono rimasto da solo a fissare quella rivista per...non saprei..un'ora? si circa....quando all'improvviso vedo che mi arriva una notifica su Facebook. Prendo il cellulare per controllare cos'è, e mi spunta la richiesta d'amicizia di un tipo, che come foto profilo ha quello di una vecchiaccia schifosa. Assieme un messaggio "so cosa hai fatto, e te la farò pagare! accetta la richiesta o non ti darò tregua finché campo!" Io penso "ma qua son proprio tutti matti! porcodio!"
Salgo in sella, ma la bici è scomparsa, così cado col culo per terra facendomi un male cane. Dunque adesso ero a piedi, su un tornate in alta montagna, con un cielo nero che più minaccioso non si può e con questa rivista in mano. Mi misi ad urlare e a strapparmi i capelli...salvo accorgermi che ero pelato...cosi rinunciai. lo scenario cambiò di colpo, catapultandomi su quelli che sembravano dei binari abbandonati, non lontano da casa mia. Mentre cercavo di capirci qualcosa notai una fossa con dentro degli oggetti, così mi avvicinai per controllare. Erano giocattoli, erano delle cazzo di Action Figure di Star Trek, Star Wars, e personaggi del Wrestling. Guardai perplesso, fino a quando un moccioso non mi urlò "lascia stare, o chiamo la mamma!", ma chi cazzo li voleva? porcodio...odio i bambini.
Inizia a piovere, così mi tiro su il cappuccio della felpa, e in quelle condizioni mi incammino verso casa. Camminando noto che al vecchio parco splende un sole tremendo, che la gente si sta abbronzando e che il gelataio urla "geeeeelati, geeeelati alla carbonella e saleeee", il che a me sembrava assurdo, lo sanno tutti che con la carbonella ci va il pepe.
Arrivo a casa e cazzo...me la ricordavo diversa, tipo col tetto e le finestre, per esempio. Ma va be non volevo fare troppo lo schizzinoso, così entro, mi dirigo verso la mia camera, che guarda caso è completamente sommersa dall'acqua...anche se il letto e la tv galleggiano. Mi sdraio sul letto galleggiante, fissando lo schermo bianco e nero della tv galleggiante, in questo mondo galleggiante dove io sono l'unico stronzo che va a fondo.